Armenia, la vittima sacrificale sull’altare di Ucraina e Medio Oriente

02/11/2023
Quello che sembra un conflitto locale, marginale e circoscritto al Caucaso vede invece sul campo diversi attori internazionali, gli stessi attori internazionali coinvolti direttamente e indirettamente nel Vicino e Medio Oriente.

 

In questi giorni mi è stato chiesto più volte quali ragioni mi abbiano spinto a dare visibilità a un conflitto di minore intensità e rilevanza come quello tra Azerbaigian e Armenia, facendo una missione per incontrare i 120mila profughi cristiani del Nagorno-Karabakh proprio mentre nel Vicino Oriente la guerra è riesplosa all’improvviso col rischio di allargarsi nella regione. La risposta è innanzitutto che quello che sta accadendo tra Israele e Hamas è strettamente collegato al conflitto nel Caucaso, regione che assume la funzione di anello di congiunzione tra la guerra nel Vicino Oriente e quella in Ucraina, che non può e non deve essere affrontato in maniera marginale. Come allertai durante una sessione dei lavori della delegazione UE con l’Unione per il Mediterraneo, la guerra in Ucraina avrebbe avviato un effetto domino su tutti i focolai di instabilità presenti in Africa e nel Vicino e Medio Oriente. Non a caso, prima che i mezzi di informazioni si concentrassero su queste latitudini, il Sahel ha vissuto momenti di grande sommossa, dal Gabon al Niger. Col passare del tempo infatti le mie preoccupazioni si sono avverate. Dopo l’invasione russa e la discesa in campo della Nato, abbiamo assistito in Africa a colpi di Stato a catena che hanno creato il caos in quei Paesi crocevia degli interessi energetici e di sicurezza dell’Europa, provocando l’esplosione della bomba migratoria che conosciamo. E ovunque si è trattato di colpi di Stato avvenuti in aree dove l’influenza russa, turca e cinese in questi ultimi anni era aumentata e che hanno colpito governi con buoni rapporti con l’Europa, Francia in primis. Creando una scia di conflitti che, guardando il mappamondo, traccia una linea di guerra che arriva dritta dritta al Vicino e Medio Oriente.

Armenia, la vittima sacrificale sull’altare di Ucraina e Medio Oriente

Nel mentre si è riemerso il conflitto sul Nagorno-Karabakh, regione azera abitata da secoli dalla comunità cristiana armena la quale ha sempre rivendicato uno status di autonomia. Tale diatriba già nel 2020 aveva portato a un conflitto armato poi congelato, salvo ora l’Azerbaigian decidere di cogliere il momento di instabilità internazionale per sferrare il colpo decisivo e ripulire il territorio da ogni presenza di cristiani armeni. Perché? Perché quel che sembra un conflitto locale e circoscritto vede invece sul campo diversi attori internazionali, gli stessi attori internazionali coinvolti nello scenario vicino e mediorientale. Il più importante alleato dell’Azerbaigian è la Turchia che condivide con gli azeri – di fede musulmana sciita e non sunnita – l’appartenenza alla mitologia del viaggio dei popoli turcici dall’Asia centrale verso l’Anatolia e di conseguenza condivide un “destino manifesto” neo-ottomano attraverso la creazione di una grande area turcofona che tocchi i tre mari strategici (Mediterraneo, Mar Nero e Mar Caspio) diventando così cerniera tra Europa, Asia e Africa. L’unico ostacolo presente di questo disegno imperiale e geo-strategico è proprio l’Armenia, enclave cristiana situata tra Turchia e Azerbaigian.

Per questo motivo l’Armenia ha sempre avuto come protettore principale la Russia, erettasi a paladina dei cristiani d’Oriente e in competizione con la Turchia sull’influenza nell’area caucasica, pivot geografico e fonte di enormi risorse energetiche, nonché conseguentemente vicina all’Iran, rappresentante del mondo musulmano sciita e dunque rivale della Turchia nel mondo musulmano. La presenza dell’Iran al fianco degli armeni spiega invece la presenza di Israele al fianco dell’Azerbaigian, del quale è grosso fornitore di armamenti proprio in chiave anti-iraniana, essendo Israele e Iran nemici giurati. Il fatto che si fossero creati due schieramenti così potenti aveva finora paradossalmente tenuto congelato il conflitto nel Caucaso, poiché un’escalation avrebbe avuto conseguenze catastrofiche. Ma la guerra in Ucraina ha di colpo cambiato tutte le carte sul tavolo e modificato il grande gioco delle alleanze. Il precipitare dei rapporti tra Europa e Russia ha spinto l’Armenia a staccarsi dal suo storico alleato per non compromettere i rapporti con l’Occidente, al quale dunque ha chiesto protezione. Nel mentre sempre la guerra ucraina ha riavvicinato Russia e Turchia nonché reso l’Azerbaigian un interlocutore indispensabile per i russi per aggirare le sanzioni occidentali e continuare a vendere il proprio gas in Europa. E l’Europa, Francia a parte, avendo estrema necessità di rivolgersi agli azeri a causa del blocco dei rapporti energetici con la Russia ha fatto orecchie da mercante alle richieste di aiuto dell’Armenia. Così, se nel 2020 il tentativo azero di cacciare i cristiani armeni dal Nagorno-Karabakh era stato bloccato dall’intervento russo, questa volta questi ultimi hanno voltato le spalle al popolo armeno lasciando che gli azeri portassero a termine l’opera e iniziassero addirittura a occupare con le armate pezzi di territorio sovrano armeno – segnale di una possibile invasione futura – consapevoli che l’UE non avrebbe mosso un dito. 

Armenia, la vittima sacrificale sull’altare di Ucraina e Medio Oriente

Pochi giorni dopo questa operazione militare è avvenuto il massacro compiuto in Israele da Hamas, con il sostegno dell’Iran, Paese confinante con Azerbaigian, Armenia e Turchia e ritrovatosi isolato nel conflitto caucasico. Nonostante il più grande sostenitore di Hamas sia il Qatar, alleato della Turchia. E a ipotizzare un intervento nella guerra scoppiata tra Hamas e Israele è stata anche l’organizzazione militare e politica libanese di Hezbollah, nonostante di fede sciita sia rivale dei sunniti di Hamas. L’inedita alleanza potrebbe dunque essere il tentativo dell’Iran, ritrovatosi isolato nel Caucaso a vantaggio della Turchia, di recuperare terreno proponendosi alla testa di un’alleanza tra musulmani nel nome della guerra a Israele e all’Occidente. È a questo punto che Erdogan, malgrado i buoni rapporti con Israele e l’adesione della Turchia alla Nato e dunque all’alleanza militare con l’Occidente, ha deciso di schierarsi apertamente con Hamas. Forse per non veder sfumare a vantaggio dell’Iran il progetto di ergere la Turchia a leader dei paesi musulmani, operazione condotta prima con l’avanzata in Africa (vedasi Libia) e poi con l’operazione nel Caucaso.

In questo scenario anche la Russia ha teso la mano ad Hamas, probabilmente vedendo nei conflitti caucasico e mediorientale l’occasione per ribaltare i rapporti di forza con l’Occidente nell’ambito della guerra ucraina acquisendo la vicinanza del mondo arabo. Un quadro che rende dunque chiaro come il conflitto tra Armenia e Azerbaigian non sia una scaramuccia secondaria e avulsa da quanto sta accadendo nel resto del mondo ma parte integrante di una “terza guerra mondiale a pezzi”, come detto da Papa Francesco, che si sta profilando davanti a noi. Ecco perché l’Europa non può fa finta di niente su quanto accade al popolo cristiano armeno, il quale si chiede come mai l’Europa intervenga a difesa dell’Ucraina nel nome di una guerra contro la propria civiltà, intervenga a difesa di Israele nel nome di una guerra contro la propria civiltà ma non intervenga a difesa degli armeni nel nome della stessa guerra contro la propria civiltà.